La coltura embrionale è un fattore determinante da tenere in conto per il successo di un trattamento di fertilità. Questa coltura embrionale può essere corta (2, 3 giorni) o prolungata (5, 6 giorni). La coltura prolungata ci offrirà molte più informazioni sugli embrioni e ci permette di scegliere l’embrione che riunisca le caratteristiche più appropriate per aumentare le possibilità di successo del trattamento.
Obbiettivi
L’obbiettivo di questo studio è dimostrare che nella coltura prolungata fino allo stadio di blastocisti, il non valutare la qualità embrionaria in terza giornata può aumentare il tasso di blastulazione e di B-HCG positive, al contrario dei trattamenti in cui gli embrioni vengono valutati il giorno 3. In questo modo, inoltre, si riduce di molto il carico di lavoro del laboratorio.
Materiale e metodi
Lo studio è stato basato sui dati dei trattamenti di fertilità della nostra clinica: su trattamenti in cui sono stati utilizzati ovociti propri della coppia, ovociti provenienti da donatrici, campioni di sperma della coppia o campioni di sperma da donatori. Il campione di sperma è stato preparato mediante gradienti discontinui (SupraSperm 100%, Origio), MACs (Miltenyi Biotec) y PICSII (Spermslow, Origio) in funzione della richiesta del trattamento. La microiniezione è stata effettuata 40 ore dopo il trigger nel caso dell’uso di ovociti freschi e 1 ora dopo la devitrificazione (Thawing media, KITAZATO) se gli ovociti erano crioconservati (Vitrification media, KITAZATO). È stata realizzata una coltura prolungata degli embrioni su terreno unico (1-Step Media, Origio), valutando gli embrioni correttamente fecondati in G+3 e successivamente in G+5. Allo stesso modo, a partire dal secondo semestre del 2015 viene eseguito un protocollo di coltura prolungata senza valutare gli embrioni correttamente fecondati in G+3, con l’unica valutazione in G+1 per la fecondazione e in G+5 per valutare le blastocisti.
Risultati
Analizzando i risultati possiamo notare che non ci sono differenze significative nel tasso di fecondazione, mentre si osserva un incremento significativo del tasso di blastulazione e B-HGC positive in quei trattamenti in cui non siano stati valutati gli embrioni in G+3.
n | %FECONDAZIONE | %BLASTULAZIONE | % B-HCG POS | |
Con controllo in D+3 | 203 | 78,01% | 55,00% | 54,84% |
Senza controllo in D+3 | 264 | 77,03% | 67,96% | 60,71% |
Inoltre possiamo osservare una diminuzione progressiva del tasso di “no-trasfer” dovuto all’assenza di blastocisti nel giorno 5, tra i trattamenti in cui sono stati valutati gli embrioni in D+3 e quelli in cui gli embrioni siano stati lasciati indisturbati in coltura fino al D+5.
2014 | 2015(1º semestre) | 2015(2ºsemestre) | 2016 | 2017 | |
% NT per assenza di BL valutando D+3 | 9,60% | 7,69% | NV | NV | NV |
% NT per assenza di BL non valutando in D+3 | NV | NV | 1,63% | 2,94% | 0,00% |
(NT: No Transfer; BL: Blastocisti)
Conclusioni
In base a nostri risultati, possiamo concludere che non alterare le condizioni della coltura prolungata dalla valutazione della fecondazione fino al giorno del trasferimento in 5° giornata , può incrementare il tasso di blastulazione e B-HCG positive. L’aumento di questi tassi è dovuto al fatto che gli embrioni rimangono nelle condizioni di coltura ideali per il maggior tempo possibile, senza essere sottoposti ad alcuna alterazione dell’ambiente di coltura.
Un altro dato importante è la diminuzione dell’annullamento del trattamento dovuto alla mancanza di blastocisti in G+5, osservando una diminuzione progressiva nel corso degli anni, un dato che conferma la nostra teoria secondo la quale, non disturbare gli embrioni fino al G+5, aiuta ad aumentare i tassi di blastulazione, trasferimento embrionario e B-HCG positive. Con questi risultati osserviamo inoltre che possiamo ottimizzare il lavoro del laboratorio, non dovendo controllare e verificare gli embrioni il giorno 3.