Pandemia, ritmi di vita frenetici, mancanza di un compagno stabile o desiderio di, un giorno, essere mamma: sono solo alcune delle ragioni per cui, oggi, molte donne della generazione X anche dette “Millenials” posticipano un progetto di gravidanza.
Possiamo notare che esistono diversi motivi sociali e culturali che, negli ultimi anni, hanno acceso i riflettori sul tema della criopreservazione degli ovociti. Nonostante molte donne decidano di preservare la propria fertilità a partire dai 35 anni – quando il desiderio di maternità in genere è più evidente – ad Ovoclinic raccomandiamo farlo prima dei 30 anni, l’ultima fase di massima fertilità per una donna, o come si suol dire, “nel fiore dei suoi anni”.
Ci siamo confrontati con vari esperti del team medico di Ovoclinic, per approfondire questo tema nel massimo rigore scientifico e chiarire qualsiasi subbio sulle varie fasi del processo di Criopreservazione degli ovociti.
PRESERVAZIONE DELLA FERTILITÀ: DI COSA SI TRATTA?
Come dicevamo all’inizio di questo articolo, nella società attuale vediamo sempre più spesso l’infertilità legata all’età, poiché, por diverse ragioni sociologiche, molte donne posticipano il progetto di creare una famiglia. Anche se la donna di oggi ha più cura per sé stessa e per il proprio stile di vita, è molto importante ricordare che, con la età, si verifica una diminuzione biologica deli ovuli all’interno delle ovaie.
“Il calo degli ovociti “fertili” è legato soprattutto a due fattori: una diminuzione della quantità e la qualità. Il primo è un processo inevitabile che inizia prima ancora della nascita, mentre il feto si trova nell’utero materno; il secondo, invece, dipende dall’età della donna, perché a partire dai 30-35 anni questa inizia ad avere un impatto negativo sulla sua fertilità”, spiega il team di embriologi di Ovoclinic.
Se sei in un’età tra i 30 e i 35, ti spieghiamo come funziona il processo di congelazione degli ovuli.
CHE COSA DOVREI FARE?
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Il primo passo sarebbe realizzare una visita medica, per controllare il tuo stato di salute e compiere alcuni esami fondamentali per questo processo, come per esempio, l’ormone antimulleriano (AMH)): si tratta di un test che ci indica la riserva ovarica, ed è un buon trampolino di lancio per sapere con quanta fretta o meno andrebbe realizzato il trattamento.
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Una volta deciso che desideri iniziare il progetto di vitrificazione, il secondo passo consiste nel realizzare una stimolazione ovarica monitorata, per far sì che si sviluppino più follicoli ovarici.
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Terminata la fase di stimolazione, dovrai andare in clinica per il pick-up follicolare. Un pick-up, anche detto punzione o prelievo, è un’operazione semplice, breve e indolore, che avviene sotto sedazione locale in modo che la paziente non avverta alcun fastidio. Dopo il pick-up, ti chiederemo di stare un paio d’ore a riposo per poi riprendere immediatamente la tua normale routine.
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L’ultimo passo sarà nelle mani del nostro team di embriologi specializzati e qualificati. Gli ovuli prelevati saranno analizzati e poi vitrificati in nitrogeno liquido, a -196ºC, tecnica di congelamento ultrarapido che permetterà di conservarli senza limite di tempo e che non ne altererà la qualità.
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